“IL PANE PERDUTO” DI EDITH BRUCK

Scheda tecnica
Titolo: Il pane perduto
Autore: Edith Bruck
Genere: Romanzo storico/testimonianza
Editore: La nave di Teseo
Pagine: 126
Anno pubblicazione: 2021

Sono molti i romanzi che parlano di deportazioni e sopravvissuti. Il pane perduto, oltre ad una storia di sopravvivenza nei duri anni del secondo conflitto mondiale, è anche la storia di ciò che è successo dopo e di quanto fosse difficile vivere e trovare il proprio posto nel mondo dopo la fine di quel grande incubo.

Questo intenso romanzo di Edith Bruck è uno dei cinque finalisti del premio Strega 2021 e già vincitore del premio Strega Giovani. Con un linguaggio apparentemente semplice e molto scorrevole, l’autrice ripercorre gli anni che vanno dalla sua infanzia fino all’arrivo in Italia, nazione che Edith Bruck ha scelto di adottare come sua patria e nella cui lingua ha iniziato poi a scrivere i suoi romanzi, il primo fra tutti Chi ti ama così (1959)

In Il pane perduto invece, l’autrice offre un’intensa testimonianza di quella che fu la sua esperienza nei campi di concentramento tedeschi: da Auschwitz, a Bergen-Belsen, passando per Dachau. Nata in un paese dell’Ungheria nel 1931, venne deportata nel 1944 insieme al padre, alla madre e ai fratelli Judit e Jonas. Dei quattro, lei e la sorella furono le uniche sopravvissute e neppure le due sorelle che per loro fortuna non vennero deportate riuscirono a comprendere il dolore accumulato negli animi di coloro che avevano vissuto gli orrori dei campi. Parlare era difficile ed essere ascoltati anche di più. Chi non aveva visto quei luoghi, non capiva che le proprie sofferenze non potevano essere minimamente paragonate a chi invece vi era sopravvissuto. Edith Bruck descrive così lo spaesamento provato nel vivere in una realtà che sente estranea e la difficoltà di ritrovare il proprio posto nel mondo, un luogo da chiamare casa e in cui ritrovare la serenità.

La narrazione frammentata e intensa di questo romanzo è ciò che lo rende speciale. L’autrice descrive le emozioni attraverso poche battute e dialoghi significativi. Le parole hanno una forza che toglie il respiro.

“Mentre voi stavate ancora a festeggiare la Pasqua ebraica, noi eravamo qui a crepare da anni.”

Queste le parole di una kapo polacca, totalmente insensibile al pianto della piccola Edith. Significativa poi è la scena dell’arresto in cui l’autrice descrive la confusione e il dolore del momento attraverso i gesti e le parole della madre che continua a pronunciare in preda allo smarrimento “il pane, il pane” riferendosi all’impasto fatto la sera prima grazie al gentile regalo di farina di una vicina, e che non smetterà di piangere nemmeno sul treno il suo pane perduto, simbolo della loro vecchia vita ormai spazzata via.

Un romanzo che è come un pugno allo stomaco, che commuove e fa indignare. Il pane perduto è una testimonianza che andrebbe letta per comprendere e non dimenticare.

VOTO 5/5

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