“Il Palazzo delle pulci” di Elif Shafak

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Istanbul. Il condominio di Palazzo Bonbon è abitato nei suoi dieci interni da condomini tanto variegati nelle proprie storie di vita quanto simili nel possedere ciascuno differenti stravaganze.

C’è il professore universitario, che parla in prima persona, portavoce dell’intera vicenda; l’indaffarata Meryem, divisa tra la pressione di far quadrare i conti e l’apprensione per il carattere del figlio; i parrucchieri gemelli Cemal e Celal, due gocce d’acqua fisicamente ma due mondi completamente opposti in fatto di carattere. I Figlidelfuoco, il nonno Hadji Hadji diviso tra l’affetto per i nipoti e il severo controllo della nuora; Metin Chetinceviz e la sua moglie russa; l’Amante Blu, la stramba Igiene Tijen, ossessionata dal candore del pulito e sua figlia Su; Sidar, lo studente squattrinato e il suo cane Gaba e infine la tenera Madama Zietta.

I loro destini però sono tutti sottilmente intrecciati e accomunati dalla lotta contro il terribile fetore che infesta il condominio, un odore acre di spazzatura che stride con il nome stesso del palazzo.

Recensione

Nel romanzo Il palazzo delle pulci Elif Shafak mostra ancora una volta la sua straordinaria abilità nel sondare l’animo umano e delineare con formidabile precisione ciò che si può annidare nell’Io più profondo di ciascuno di noi.

I personaggi di Palazzo Bonbon vivono accompagnati ciascuno da una diversa ossessione che l’autrice rende attraverso l’utilizzo frequente delle ripetizioni, di una stessa frase o di una stessa parola, tanto da far credere al lettore di stare leggendo direttamente nella mente del personaggio stesso, di vivere all’interno dei suoi pensieri.

A volte fa rabbrividire il vedere come spesso questi non siano affatto allineati con le azioni, a riprova del fatto che non sempre, quando si ha di fronte un interlocutore, si può essere sicuri che ciò che dice e il modo in cui si rapporta con noi sia coerente con ciò che passa nella sua mente.

Perché l’animo umano è così, siamo volubili, spesso vogliamo apparire in un modo quando invece siamo completamente l’opposto.

Mostriamo compassione quando in realtà dentro trabocchiamo di giudizio, pronunciamo dolcezze ma nel profondo coltiviamo aridità, assicuriamo comprensione ma esplodiamo di perplessità.

Attraverso gli occhi e la mente di questi stravaganti condomini, l’autrice ci fa fare un viaggio nella complessità dei problemi che ciascuno di noi è chiamato ad affrontare nella vita e dei diversi modi di affacciarsi ad essi.

Perché ciascuno ha il proprio carattere, le proprie forze, ma soprattutto debolezze.

Elif Shafak affronta argomenti come l’ansia, il disturbo ossessivo-complusivo con una delicatezza fuori dal comune. Sono tematiche importanti che lei delinea con straordinaria semplicità, ma senza che nemmeno per un momento se ne possa dimenticare la complessità.

Perché la psiche è un qualcosa di complesso, è come un vetro che contiene pensieri ed emozioni, trasparente perché possa osservare il mondo esterno ma che, se si rompe o viene scheggiato, può deformare la realtà di colui nel quale abita, senza che per forza si tratti di pazzia.

Le ossessioni sono sintomo di disagio cronicizzato che è diventato parte integrante della persona che non è riuscita a liberarsene, ma siamo a questo mondo proprio per miglioraci perché nulla è perduto e fino alla fine possiamo essere artefici del nostro destino.

Il palazzo delle pulci è un romanzo che consiglio assolutamente.

Se volete perdervi nei modi di fare di una cultura diversa, cibarvi di uno stile che cura la mente e ti accarezza l’anima, allora Elif Shafak e questo straordinario romanzo sono proprio ciò di cui avete bisogno, per perdervi in quella linea sottile che separa nonsenso e realtà ed essere trasportati in vite così diverse che, una volta chiusa l’ultima pagina del romanzo, vi dispiacerà dover salutare.

Voto: 5/5

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