“ANGELITOS” MARTINA DEI CAS

Sono sempre stata una grande lettrice di racconti ispirati alla storia, alle ingiustizie sociali e a tutto ciò che ti fa aprire gli occhi su ciò che è successo e che continua a succedere dall’altra parte del mondo. 

“Angelitos” è un progetto patrocinato da Amnesty International Italia, scritto da Martina Dei Cas che ha avuto il coraggio di dare voce ad una delle tante ingiustizie che avvengono in Sudamerica e che, invece di essere raccontate, vengono nascoste sotto al tappeto dall’omertà. Martina Dei Cas si è recata di persona in Guatemala per intervistare il padre del bambino, Luis Escalante, non senza paura e con molto coraggio si è esposta per dare voce ai più deboli.

Con molta delicatezza e un linguaggio scorrevole, dettagliato e coinvolgente, l’autrice descrive la vicenda dell’assassinio di Angelito Escalante, un bambino di 12 anni che nel giugno del 2015 scompare dalla scuola che frequentava in Guatemala senza che, in apparenza, nessuno ne sapesse nulla.

Dico in apparenza perché a Guatemala City tutti sanno che nel quartiere della zona rossa le possibilità che un bambino venga adescato dalla mara, una potente organizzazione criminale, è molto alta. Tutti sanno, tutti vedono, ma hanno paura di parlare, perché ognuno ha una famiglia da proteggere da eventuali ritorsioni.

Il viso buono di Angelito gli è valso le attenzioni dell’organizzazione, perché adatto ai loro scopi. Un viso gentile che, invece di arricchire l’umanità con la presenza di un nuovo architetto nel mondo del lavoro (era questo il sogno di Angelito), è stato invece la causa di un’ennesima morte perpetrata ai danni di una società già povera e indebolita.

Angelito è morto gettato giù da un ponte perché non ha voluto sparare ad un autista per superare il rito di iniziazione per entrare nella banda. Non è così che lo hanno educato i genitori, loro gli hanno insegnato “che la violenza ci vuole più coraggio a fermarla che a farla” e con grande coraggio, Angelito si è opposto, perdendo la propria vita.

Parallela alla storia di Angelito troviamo persone che desiderano affrancarsi dalla strada e lasciarsela alle spalle come Carlos, un ex galeotto che ora si guadagna da vivere facendo il Payaso per le strade della città e cerca di annegare la fame e la miseria nelle droghe e Kenia, una ragazza che lotta per dare un futuro migliore alla nipotina, per fare in modo che possa avere un’istruzione e una vita dignitosa.

L’istruzione è vista come la via per un domani pieno di speranza. In un mondo, quello occidentale, in cui questa viene data per scontata e in cui quasi ci si vanta di non essere bravi o portati per la scuola, si contrappone questo in cui le viene dato il giusto valore, perché essere istruiti affranca dalla miseria, soprattutto quella mentale, ti apre le vedute e ti fa guardare al mondo, ed essere guardato dal mondo, in maniera diversa. È triste vedere come i bimbi di oggi non apprezzino ciò che dall’altra parte dell’Oceano viene visto come un privilegio. Un bambino sudamericano desidera ardentemente andare a scuola ma, se lo fa, in alcuni quartieri può rischiare di essere risucchiato dalle gang e rimetterci la vita, come Angelito.

Purtroppo, nonostante gli anni passati dalla morte del bambino, non sono mai stati inseriti nomi nel registro degli indagati; nonostante la targa donata alla famiglia Escalante dal Presidente della Repubblica, la morte di Angelito è piano piano finita nel dimenticatoio e, in più, gli Escalante sono dovuti scappare dal Guatemala per non subire ritorsioni causate dalle loro denunce che volevano solo fare in modo che la morte del loro bambino non rimanesse impunita e non finisse nel dimenticatoio.

Purtroppo però è così che va a finire la maggior parte delle volte, la criminalità organizzata è molto forte, i ragazzini continuano ad essere inglobati in queste bande, la paura è tanta e altrettanta lo è la povertà.

Nonostante luci di speranza come il Mojoca, il Movimento dei Giovani di Strada, che aiuta i ragazzi in difficoltà e dà loro un’istruzione e la possibilità di una vita differente, la strada da percorrere per avere giustizia e uguaglianza è ancora molto lunga.

Forse un giorno tutto questo degrado diventerà solo un brutto sogno, ma fino ad allora non bisogna dimenticare le vite spezzate come quella di Angelito, c’è bisogno di andare in viaggio con Angelito e non farlo cadere nell’oblio.

Alla fine del libro, Martina spera che la storia di Angelito si impigli nel cuore di chi l’ha letta e, personalmente, non potrebbe non essere così.

Copyright © 2020, “Librinelcassetto.altervista.org” – Tutti i diritti riservati