“Avevano spento anche la luna” di Ruta Sepetys

Lituania. Lina ha solo quindici anni quando il 14 giugno del 1941 viene deportata con la madre e il fratellino . È figlia del rettore dell’università che, come molti altri studiosi, scrittori e uomini di lettere, si trovano sulla lista nera e vengono deportati in  massa dalla polizia sovietica verso i campi di concentramento.

La ragazza si ritrova ad intraprendere un viaggio verso l’ignoto, perché i deportati non sanno quale sarà la loro destinazione, ovvero la Siberia, e a documentare il tutto passo dopo passo grazie al suo talento innato per il disegno.

Disegnare è ciò che la tiene in vita, l’arte le fuoriesce dalle dita come un fiume in piena, le sue mani sono capaci di trasformare in opera piena di senso qualsiasi oggetto con cui viene in contatto.

L’obiettivo di Lina è lasciare tracce per il padre, fargli capire dove si trovano, cosa stanno vivendo, con la speranza che riesca a trovarli e a salvarli. Perché la ragazza e la sua famiglia non sanno dove si trovi il padre, ne hanno perso le tracce, ma è la speranza di ritrovarlo che riscalda i loro cuori e permette di andare avanti, di affrontare tutte le avversità che il destino e la crudeltà umana mettono loro di fronte.

Il viaggio è lunghissimo, tra camion e treni bestiame patiscono la fame, il freddo, la fatica.

È dura mantenere la lucidità in situazioni così estreme, eppure non c’è arma più forte della voglia di vivere per riuscire a combattere la costante minaccia della morte.

Quando la morte sguscia da ogni angolo, appostandosi come una silenziosa spettatrice che aspetta solo il proprio turno per colpire, la speranza è un faro su cui fare affidamento, è la fonte di forza, un’ancora a cui aggrapparsi per non soccombere alla disperazione dell’angoscia del presente.

RECENSIONE

In Avevano spento anche la luna Ruta Sepetys ci offre un romanzo unico. Tratta un argomento difficile e toccante con uno stile diretto e scorrevole.

Ruta Sepetys vuole farsi leggere, vuole raggiungere ogni singolo lettore, non ha bisogno di una prosa artificiosa, di virtuosismi, vuole colpire direttamente al cuore, coinvolgere il lettore con il suo linguaggio semplice ma coinvolgente che ti risucchia all’interno del libro e non ti permette di lasciarlo fino a quando non si raggiunge l’ultima pagina.

Perché è proprio qui che risiede la forza di Avevano spento anche la luna: questo romanzo entra sotto pelle, commuove, travolge con il suo uragano di emozioni e, soprattutto, insegna la storia descrivendo ciò che è stato attraverso gli occhi di una persona comune con cui si entra in empatia, facendo conoscere questa triste realtà a chi ne era ignaro per trarne insegnamento, con la speranza che nessun altro essere umano si ritrovi in un mondo preda dell’oscurità, sentendosi come se gli avessero spento anche la luna.  

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