“Lungo petalo di mare” di Isabel Allende





Per quanti hanno letto La casa degli spiriti e i romanzi a sfondo cileno dell’autrice, Lungo petalo di mare di Isabel Allende sarà un ritorno a quelle origini, un rituffarsi in quel passato del Cile che ha fatto innamorare milioni di lettori di Valparaìso e di quella nazione che si estende da nord a sud in territorio poco ospitale, ma che ospita gente dal cuore grande. Ancora una volta Isabel Allende ci fa toccare con mano lo spirito del suo popolo, forte, fiero e segnato dalle sofferenze patite negli anni ’70 del secolo scorso a seguito del golpe militare di Pinochet.

La storia inizia nel 1938, poco prima della fine della Guerra Civile spagnola. Victor Dalmau è uno studente di medicina che lavora come medico di guerra per la fazione repubblicana. Roser Bruguera è una studentessa di musica accolta in casa dal padre di lui, suo insegnante di pianoforte e convinto democratico. La fine della guerra e l’amara sconfitta costringerà i due a scappare in Francia, a sopportare fame e freddo dei campi di concentramento, a lottare per la vita.

Il piroscafo Winnipeg (1939) -Centro cultural de Espana en Santiago de Chile –

La svolta arriverà con la possibilità di imbarcarsi sul piroscafo Winnipeg messo a disposizione dal governo cileno, grazie alla volontà e all’organizzazione del poeta Pablo Neruda, per accogliere migliaia di rifugiati politici spagnoli.

Inizia così la fuga di questi due esuli, costretti a recarsi dall’altra parte del mondo per ricostruire e salvarsi la vita, a ricominciare tutto da capo, non una volta sola, più volte esuli, con la sensazione di non avere radici in nessun luogo, di essere figli di tante terre e di nessuna.

Ma, come dice Isabel Allende, “se si vive abbastanza, i cerchi si chiudono”.

RECENSIONE

Lungo petalo di mare è un a panoramica della storia del Novecento vissuta attraverso due personaggi fortemente caratterizzati.

In un secolo in cui la democrazia e la libertà di espressione sono diritti talvolta dati per scontati, è importante conoscere questa storia; la storia di persone che hanno perso la vita perché credevano in questi valori o sono dovuti scappare più volte per salvarsela, come è successo ai personaggi di questo romanzo.

Victor Dalmau ha sopportato la guerra, il dolore e il campo di concentramento in Francia a seguito della Guerra Civile e, all’età di sessant’anni, anche l’incarcerazione a seguito del golpe militare cileno. Costretto alla fuga, all’esilio e alla persecuzione più volte durante la propria esistenza, soltanto perché credeva nell’uguaglianza e in un mondo libero, perché esercitava la propria professione di medico senza badare a fazioni o schieramenti, spinto soltanto dal desiderio di aiutare i sofferenti.

La scrittura di Isabel Allende è magica, ti trasporta nel vortice delle emozioni dei suoi personaggi e ti fa dimenticare il luogo in cui ti trovi. L’autrice dice di aver sentito parlare per la prima volta del Winnipeg durante la sua infanzia e di averne risentito il nome durante l’esilio in Venezuela. La storia è sempre stata lì, nella sua mente e nei ricordi e, per fortuna, ha preso forma in questo bellissimo romanzo in cui descrive orrori in modo delicato, ma senza che si rimanga immuni alla loro portata e contrappone la speranza alla disperazione.

Il modo in cui parla del presidente Salvador Allende, è di una delicatezza assoluta. Perché dietro alla sua descrizione neutrale di narratrice storica, si percepisce il rispetto e l’ammirazione per un uomo pieno di speranza per il futuro e nel suo popolo, amante degli scacchi e inguaribile idealista che ha pagato con la propria vita il prezzo di quei sogni di uguaglianza e democrazia.

Consiglio assolutamente questo romanzo a chi è amante della storia, dei romanzi che si diramano per decenni di storia e a chi ha una passione per quella sudamericana.

Leggere questi romanzi mi fa spesso riflettere e ritenere fortunata di essere nata in un periodo storico in cui non vieni messo in carcere per aver espresso un’opinione contraria a quella generale, in cui ci sono cibo e beni di prima necessità a volontà, un’epoca in cui tutto è più semplice, ma purtroppo nulla è apprezzato.

Voto 5/5

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