“Il paese delle stelle nascoste” di Sara Yalda

“Il paese delle stelle nascoste” può essere letto come una delicata riflessione di una donna che cerca di ritrovare le proprie radici dopo che, per una vita intera, si è sentita fuori posto all’interno dei propri stessi panni, da cui ha sempre tentato di fuggire.

Sara Yalda, o meglio Afsaneh, torna in Iran dopo 27 anni e lo trova molto cambiato da quando, nel ’79, anno della rivoluzione, si è trasferita a Parigi con la madre, donna capricciosa e assente, alla quale ha da sempre preferito il padre, più dolce e comprensivo, almeno fino a quando non si è risposato.

In questo romanzo Sara Yalda fornisce una descrizione, che definirei quasi “agrodolce”, di ciò che è diventato il suo paese.
Un paese pieno di contraddizioni, dove in pubblico una donna si copre le forme, ma nell’intimità di una festa privata veste più audace di quella occidentale.
Un paese malinconico, carico di storia millenaria, che accetta rassegnato il proprio destino, un paese da cui in molti vogliono fuggire, ma nel quale altrettanti desiderano tornare.

Sara Yalda offre una testimonianza quasi poetica di un paese così lontano, attraverso i colori, il cibo, le usanze e il calore umano di un popolo che resiste alle intemperie della storia.
Una scrittura piacevole, vera, che mi sentirei di consigliare agli amanti del mondo arabo.

“L’Iran è forse l’unico paese al mondo in cui gli autisti dei taxi citano il poeti dell’XI secolo per lamentarsi del traffico. Qualunque sia la sua classe sociale, le sue idee, il suo patrimonio o la sua religione, l’iraniano resta tributario della cultura collettiva. E da quella stessa cultura attinge risposte e soluzioni universali.

Voto: 4/5

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