LA STORIANEL_CASSETTO: MEDIOEVO (SECONDA PUNTATA)

Salve a tutti cari lettori,

e bentornati nella mia rubrica #lastorianel_cassetto in cui prendo spunto dai romanzi che ho letto per parlare di un determinato momento o periodo storico.

La scorsa volta ci siamo lasciati con I pilastri della terra di Ken Follett e la costruzione delle meravigliose cattedrali gotiche, stavolta torniamo alla storia vera e propria per affrontare un argomento tanto lontano dal punto di vista temporale, ma al contempo molto vicino, in alcune sue manifestazioni, al momento storico che stiamo vivendo attualmente: ovvero parliamo dell’epidemia della peste nera che scosse tutto il mondo a partire dagli anni ’30 del ‘300, fino a culminare, almeno in Italia, nel 1348. Per farlo, mi avvarrò del supporto del secondo magnifico romanzo di Ken Follett, ovvero Mondo senza fine.

Scheda tecnica
TitoloMondo senza fine
Autore: Ken Follett
Genere: Romanzo storico
Editore: Oscar Mondadori
Pagine: 1367
Anno pubblicazione: 2007

Di questo romanzo in particolare purtroppo non possiedo una mia copia, perché mi fu prestato e lo restituii ovviamente al proprietario tempo fa. Spesso mi sono detta di volerlo acquistare, e ancor più spesso mi dimentico di farlo perché sommersa da nuovi titoli che campeggiano in wish list e che con prepotenza prendono la scena, scavalcando ogni mia migliore intenzione a compiere questo passo.

In questo secondo romanzo gli eventi accadono circa due secoli dopo la fine della costruzione della cattedrale di Kingsbridge. Aliena e Jack ormai sono un lontano ricordo e i nuovi protagonisti (alcuni di loro discendenti dei primi) non ce li faranno rimpiangere, perché Ken Follett, in quanto a creare personaggi mai uguali gli uni agli altri, è imbattibile. Come nel primo libro, le vicende storiche e quelle umane dei personaggi si mescoleranno in un romanzo corposo che lascia senza fiato e non si potrà non simpatizzare per Merthin, il mio preferito in assoluto e Caris, con lei ricordo invece di aver avuto un rapporto di amore/odio.

Qui però non voglio parlare propriamente del libro, ma della peste che decimò la popolazione dell’epoca e lasciò dietro di sé morte, desolazione e violenza.

Lo sapevate che:

  1. I signori/re/governatori dell’epoca obbligavano, tramite decreti, la popolazione a rimanere entro i confini delle proprie città, per evitare la diffusione del contagio, ma loro puntualmente cercavano di evadere, per tornare al proprio villaggio, nel caso fossero lontani da casa, o per paura di ammalarsi. In pratica erano i precursori delle moderne zone rosse di oggi e, come oggi, disciplinare le masse per il bene comune è sempre un’impresa molto difficile!
  2. Si dice che la pandemia ebbe origine in Mongolia e nell’Asia settentrionale per colpa delle guerre tra cinesi e mongoli e a causa della sporcizia e dei ratti. Quando ho letto questa curiosità, mi è venuto da sorridere. Non so quanto possa essere vero, ancora oggi l’origine è dibattuta a quanto pare. Credo piuttosto che la scarsità igienica fosse un fattore molto diffuso un po’ ovunque, magari guerre e ferite possono solo averne velocizzato la diffusione. Agli storici l’ardua sentenza!
  3. Della peste si incolparono gli ebrei e ci fu una spietata rappresaglia contro questa minoranza religiosa che ancora una volta venne colpita dalla furia di chi li riteneva responsabili di un qualcosa che non avevano potuto commettere;
  4. Per espiare i peccati che potevano essere motivo della diffusione della pestilenza da parte divina, nacquero alcuni gruppi come i flagellanti, che si autopunivano per penitenza. E’ una pratica molto diffusa anche oggi nelle Filippine!
  5. La popolazione, prima della peste, era cresciuta a dismisura, creando un dislivello tra generi alimentari e bocche da sfamare. La peste riequilibrò, e anche di parecchio, tale inuguaglianza. Resto dell’idea che forse le pestilenze siano un modo per la terra di cercare questo equilibrio, perché siamo davvero molti per esservi contenuti. Per fortuna nostra, la medicina moderna le dà molto filo da torcere in tal senso e resistiamo meglio a queste scosse di assestamento demografico.
  6. La peste si diffuse anche nella cultura, tra opere d’arte e letterarie: come dimenticare il Decameron di Boccaccio.

Chissà, magari a breve avremo un Decameron dei nostri tempi. Probabilmente noi riusciremo a debellarla prima la pandemia rispetto a quanto hanno potuto fare i nostri predecessori, ma sta di fatto che le future generazioni avranno un bel po’ da studiare e tra primo lockdown, secondo lockdown, zone rosse/arancioni/gialle/bianche, dai loro futuri banchi di scuola, magari spaziali, di sicuro non ci ringrazieranno, ma tra tablet e lavagne digitali, useranno ancora il buon vecchio metodo tradizionale, segnandosi a penna su ogni parte del corpo fruibile le date e gli eventi salienti di questo ultimo anno che noi stiamo vivendo. E di sicuro non ci ringrazieranno 😀

Alla prossima!

la vostra Maria

(librinel_cassetto)

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