“SENI E UOVA” DI MIEKO KAWAKAMI – RECENSIONE

Scheda tecnica
Titolo: Seni e uova
Autore: Mieko Kawakami
Genere: Narrativa psicologica
Editore: Edizioni e/o
Pagine: 533 pagine

Leggere Seni e uova di Mieko Kawakami è stato come salire sulle montagne russe delle emozioni. Se immagino le emozioni, le vedo passeggiare tranquille in un parco giochi e diventare protagoniste a turno della giostra delle nostre vite.

Qui invece hanno rotto la fila di ordinata attesa per la propria entrata in scena e si sono condensate tutte insieme, piacere e irritazione, coinvolgimento e noia, entusiasmo e fastidio. E tutte a livelli amplificati, come solo le montagne russe sanno fare.

Bisogna partire dicendo che Seni e uova contiene in sé due romanzi: il primo, dall’omonimo titolo, edito nel 2008 e un secondo, pubblicato nel 2019, uniti in un unico romanzo che è stato intitolato come il primo dei due, per l’appunto Seni e uova.

Ciò è stato possibile per il fatto che le due storie non sono scollegate, ma trattano bensì le vicende della stessa protagonista, a distanza però di dieci anni.

PRIMA PARTE

Il romanzo del 2008 è un racconto breve che narra la storia di Natsuko Natsume, un’aspirante scrittrice di trent’anni che vive a Tokyo, ma è originaria di Osaka. Un giorno d’estate vengono a farle visita la sorella maggiore Makiko, insieme alla figlia dodicenne Midoriko.

Quest’ultima non vuole parlare con la madre da circa sei mesi, si è chiusa in una bolla di silenzio da cui esclude solo la genitrice, una sorta di ribellione passiva a cui Makiko non sa dare una spiegazione. Il motivo del loro viaggio a Tokyo risiede nella volontà di Makiko di rifarsi il seno, nonostante i costi elevati dell’operazione e il fatto che non abbia mai avuto una vita agiata.

Questa prima vicenda vede maggiormente protagoniste Makiko e Midoriko. Natsuko, seppure sia voce narrante della vicenda, è come una spettatrice del difficile rapporto madre-figlia che vede accendersi di contrasti e silenzi davanti ai suoi occhi.

Il legame fra le due sorelle è molto forte e devo dire che, nonostante l’assurdo desiderio di sottoporsi ad una chirurgia estetica alquanto inutile e dispendiosa, sono entrata subito in sintonia con il personaggio di Makiko. È così incasinata e assurda nella sua volontà di aumentare la taglia del seno, da farmi tenerezza. Quel suo modo quasi di rifuggire il problema dell’incomunicabilità con la figlia, concentrandosi su un qualcosa di così futile la rende umana, seppur enigmatica.

Non si può far altro che pensare: “Ehi, c’è tua figlia lì che non ti vuole nemmeno parlare e tu pensi a quanto una quarta ti possa rendere più felice di una seconda? Sveglia!” Eppure io non me la sono sentita di giudicare, ognuno reagisce come può alle difficoltà della vita.

La narrazione è inoltre arricchita da pagine di diario di Midoriko,  in cui il lettore viene a conoscenza dei pensieri che si celano dietro al suo comportamento e in cui si conosce una ragazzina così matura per la sua età, da far quasi commuovere.

Penso che il mio entusiasmo per questa prima parte del romanzo traspaia a chiare lettere. L’ho trovato coinvolgente, emozionante e di notevole originalità nella trattazione senza filtri di alcune tematiche importanti, come la riflessione sull’essere donna, sulle mestruazioni e sulla percezione del corpo femminile.

Il mio ma inizia a sorgere quando arriviamo alla seconda parte del romanzo.

SECONDA PARTE

Siamo nel 2016, sono passati quasi dieci anni, e Natsuko ora ha 38 anni, vive sempre da sola a Tokyo ma, a differenza di prima, è riuscita a pubblicare il suo primo romanzo, riscuotendo anche un discreto successo. Ora però è alle prese con il suo secondo lavoro, faticando però nella scrittura, nonostante sia supportata dalla sua editor Sengawa, a cui la unisce anche uno strano rapporto di amicizia.

Al centro di questo romanzo c’è il tema della maternità e di come sia difficile viverla quando si è una donna sola a quasi quarant’anni.

Natsuko inizia ad essere ossessionata dall’idea di “incontrare” suo figlio, così ossessionata da non riuscire a concentrarsi sulla scrittura e da iniziare a pensare di ricorrere alla fecondazione assistita.

Sono tante le cose di cui si viene a conoscenza durante la lettura di questo romanzo. Posso dire di non essere contraria a questo tipo di pratica per il conseguimento di una gravidanza, ma sono rimasta allibita nel constatare con quanta facilità alcuni uomini vendano letteralmente il proprio sperma per, a loro dire, fare felici le donne che desiderano cullare tra le proprie braccia un figlio. A patto che si mantengano segretezza e totale assenza di future responsabilità.

Attraverso i nuovi personaggi che gravitano intorno alla protagonista, l’autrice Mieko Kawakami riesce a costruire tutti i differenti punti di vista che possono insorgere intorno a questo argomento.

Nascono riflessioni più che giuste su temi come la reazione del bambino una volta appresa la verità sul suo concepimento, sul se e quando dirla; del trauma che può causare se la si scopre brutalmente da adulti; oppure sul fattore egoismo: se si tratta dunque di un gesto egoistico da parte della donna che vuole avere un figlio, anche a costo che questo si senta mancante di una metà per tutta la vita.

Temi che poi vengono arricchiti dall’autrice che riflette su quanto sia giusto o meno venire al mondo, su quanta sofferenza questo comporti. È leggendo questi passaggi che mi è venuta in mente la frase “Lasciate ogni speranza o voi che entrate!”

L’autrice è stata a mio avviso più catastrofica del necessario. Comprendo la necessità di affrontare temi di un certo rilievo per dare spessore alla narrazione, ma trovo che spesso sia andata troppo oltre, rendendo pesanti situazioni che non lo necessitavano, solo per acuire la sofferenza.

Posso dire di essere un’amante dello stile descrittivo, ma spesso qui ne ho trovato fin troppe: troppe descrizioni di scene quotidiane che rallentano il ritmo della narrazione senza apportarvi nulla di costruttivo. Semplici scene morte a scopo virtuosistico. Non è importante la descrizione dell’accensione di un computer e la descrizione del contenuto di ogni spam della casella e-mail della protagonista!

Insomma, credo che l’autrice abbia talento e che la storia sia forte, piena di tematiche importantissime. Se si fosse mantenuta in linea col racconto del 2008, questo libro avrebbe ottenuto un mio cinque pieno! Così mi sento di dargli quattro stelline, ma solo per il pessimismo volutamente esagerato che non ho gradito in alcuni passaggi.

Sarà forse frutto della cultura giapponese, più incline alla riservatezza e al tenera bada le emozioni, che così possono però sfociare in pensieri estremi. Non che io non apprezzi tematiche forti, ma ci sono appunto passaggi in cui tutto diventa così prolisso e confusionario, da suscitare solo irritazione.  

VOTO PRIMA PARTE: 5/5 VOTO SECONDA PARTE: 3/5

VOTO 4/5

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