LA STORIANEL_CASSETTO: ANTICO EGITTO

Cari lettori,

ormai è da un po’ di settimane che ho avviato la mia rubrica di storia e libri, ma solo ora mi è venuta l’ispirazione per parlarvi del periodo storico che preferisco in assoluto, ovvero l‘antico Egitto.

Si tratta di una passione che mi porto dietro sin da piccolina. Quando alla tv iniziava un documentario o un film ambientato sulle sponde del Nilo e comparivano i faraoni dall’eyeliner definito e lo sguardo fiero, io rimanevo incollata allo schermo e mi staccavo solo a visione ultimata.

“Sarò stata un’egiziana in un’altra vita” mi sono sempre detta 😀

Oggi quindi vi vorrei parlare del ciclo di libri forse più numeroso ambientato nell’antico Egitto, ovvero quello di Wilbur Smith.

Mi sono imbattuta in Il settimo papiro quasi per caso, perché fu prestato a mia madre da una sua amica e, ovviamente, l’ho letto anche io 😉 Non sapevamo che l’ordine prevedesse prima gli altri due romanzi. In ogni caso però, questo può essere visto come un libro a sé, perché ambientato nei giorni nostri, dove i protagonisti sono esploratori alla ricerca della tomba costruita da Taita, protagonista di tutti i romanzi precedenti e successivi, per cui non è stato un gran problema.

Credo che i primi romanzi siano magnifici. L’ultimo invece, Il Dio del deserto, ha perso parecchio. Come si suol dire, il troppo stroppia, e prima o poi c’è bisogno di fermarsi, altrimenti si esaspera troppo la storia e diventa inverosimile. I romanzi prendono a prestito la figura dei grandi faraoni egizi per tessere storie ambientate in un determinato periodo storico e analizzarne minuziosamente usi, costumi e guerre.

Cosa ho imparato grazie a Taita, eunuco di corte, grande intellettuale e braccio destro della regina? La cosa che mi è rimasta più impressa è il processo di mummificazione, ne sono rimasta affascinata per la cura nei dettagli e la conoscenza accurata del corpo umano.

Lo sapevate che…?

  1. Il primo passaggio consisteva nell’estrarre il cervello dalle narici grazie all’ausilio di uncino di bronzo. Successivamente si passava a stomaco, intestino e polmoni che venivano messi in vasi accanto al defunto. Il cuore veniva lasciato lì dov’era, perché sede dell’anima e perché sarebbe stato pesato dal dio Anubi che ne avrebbe appurato la leggerezza, confrontandolo con quello della piuma. Se la piuma era più pesante, si otteneva la vita eterna.
  2. Il corpo poi veniva immerso in acqua salata per 40 giorni, per disidratarlo.
  3. Successivamente veniva cosparso di oli e avvolto da bende di lino. Solo allora si poteva procedere al funerale e alla sepoltura.

Credo che la cultura egizia fosse molto avanti per i suoi tempi. Gli egizi si truccavano, sapevano come prendersi cura del proprio corpo, studiavano astrologia, astronomia e molto altro ancora. Un popolo evoluto, spesso anche violento, ma in fondo i tempi lo erano e alla saggezza si doveva unire anche una grande dose di forza, per sopravvivere.

Alla prossima cari lettori,

La vostra Maria

(librinel_cassetto)

Se avete perso lo scorso appuntamento, ve lo lascio qui. 🙂